Nota: Questo post segue quest’altro. E’ un post molto “personale” e me ne scuso. La discussione di quel post è continuata così:
In generale, tra le cose che mi infastidiscono c’è la falsa predisposizione al dialogo, ovvero la farsa di quegli individui che fingono di voler dialogare solo per cercare la pagliuzza nelle affermazioni dell’altro senza minimamente badare ai contenuti, e spesso sacrificando qualunque logica e trascinando con sè pesanti basti di contraddizioni pur di provare la speciale ebbrezza di sentirsi “vincitori”.
Mi ritrovo incalzato con domande “non retoriche”, ovvero retoriche, del tipo:
“come fa “la Germania” ad aumentare il costo del lavoro delle imprese tedesche? Chi e’ “la Germania” e che strumenti ha per farlo?”
L’autore delle domande non-retoriche è un prof associato di economia alla Università di Bologna, al secolo G. Zanella.
Caro Zanella, com’è che lei si ritrova a fare queste domande non-retoriche proprio a me, che un libro di economia non l’ho mai aperto? Non ha trovato le sue non-risposte nei suoi non-libri?
In questi 9 e più giorni che non ci siamo sentiti – le sono mancato, lo so – ha avuto taaanto tempo per ponderare bene quello che ha scritto, ma ha pensato bene che l’unico motivo per cui non le rispondevo fosse che lei avesse messo “in fuga” il suo interlocutore. Ma qui il problema non è (solo, ahimè) di natura economica, qui è proprio la logica che manca. Non ci capiamo perchè, vede, quello che lei scrive è assolutamente illogico e in 9 giorni nè lei, nè alcuno dei vostri seguaci è parso curarsene.
Prima rispondo alle sue domande. Ehi un momento, ma che rispondo a fare? Ha praticamente risposto già lei!
Sono ben consapevole che un governo puo’ aumentare il salario minimo, i contributi sociali, le imposte sul lavoro, ecc. Tutte cose che fanno aumentare il costo del lavoro.
Allora vede che la non-risposta la sa?
Veniamo dunque alla logica. Sarò noiosamente semplice nella enunciazione, perchè a questo livello siamo, ad un livello di discussione non già economica, ma ontologica. Un sunto di quello che dice Zanella:
A : Un governo può attuare misure per far aumentare il costo del lavoro
B : Queste misure comportano degli effetti non desiderabili. Alcuni di questi effetti riducono parzialmente il possibile aumento del costo del lavoro
C : La Germania è una nazione che ha un governo
A + B + C rispondono, con le sue stesse parole, alla sua domanda “non retorica”. A questo segue la sua domanda vera:
Perche’ il governo tedesco dovrebbe voler far questo? E perche’, se non lo volesse, dovrebbe comunque farlo?
A questa le avevo già risposto, ma siccome lei è troppo impegnato a sentirsi la verità in tasca invece di dialogare, ovviamente continua a fare le stesse domande. Ma non c’è problema, perchè anche a questa domanda, incredibile ma vero, si è risposto da solo:
La mia idea e’ che l’UE serve a integrare culturalmente, economicamente, e socialmente (in ordine alfabetico) popoli *
Non sono le nazioni che competono (ripeto questo concetto per la terza volta in questo thread) ma chi partecipa al mercato
All’interno dell’Unione Automobilistichea le nazioni automobilistiche non dovrebbero competere, ma cooperare. Ma questo non c’è modo di farglielo arrivare, a lei. Per lei esistono solo le imprese che competono, dire che ci sono politiche nazionali che favoriscono o limitano la competizione fra imprese nazionali e imprese di altri paesi, questa idea pare che non possa sfiorare la sua platonica mentalità (anche se lei stesso lo afferma, in una fulgida dimostrazione di bipensiero, come abbiamo visto prima). Lei è platonicamente innamorato dello Stato, dica la verità! Lo Stato non può competere, è troppo ineffabile, etereo, per scendere nella mischia della nostra umanità. Come Dio, lo Stato Altissimo emana riforme che puntualmente vengono erose, evase e travisate da questa becera folla di peccatori che siamo.
Ad un amore così si sacrifica tutto: la ragione, la coerenza, la cattedra di professore all’università, tutto.
Infatti:
A: le imprese competono
B: la competitività delle imprese nazionali di una nazione esprime la competitività di una nazione
C: le imprese nazionali di due nazioni differenti possono competere
Se A, B e C allora D: Due nazioni differenti possono competere
Ma per Zanella, la competitività non è una proprietà transitiva, il mondo funziona a compartimenti stagni, sono solo gli operatori del mercato che competono: quello che c’è sopra, sotto e intorno pare essere puramente decorativo. Caro signor Descartes, diceva Hobbes “lei fa camminare gli uomini sulle teste, anzichè sui piedi”. Infatti questa forma di “assolutismo imprenditoriale” è una sorta di barriera ideologica. Assodato che due stati nazionali possono competere (ovvio no? ma ∃ , anzi spero ∃! un professore di economia che potrebbe dubitarne), vediamo come questo accade, nello specifico della discussione che stavamo avendo.
A: Uno Stato può far aumentare / diminuire il costo del lavoro in base a riforme
B: il costo del lavoro può essere un fattore utilizzato per favorire la propria economia nazionale rispetto alle altre, ovvero è un fattore di competizione
Se A e B allora C: Uno Stato nazionale può competere con altri attraverso la modulazione del costo del lavoro
Andrebbe da sè che in una Unione di nazioni, anche solo monetaria, questo è non desiderabile, ma come sappiamo ∃ o ∃! un professore di economia che potrebbe dubitarne. Quello di cui si discuteva a proposito della Germania e della moderazione salariale, riguardava riforme volte a tenere basso il costo del lavoro. Certo che è più facile e spesso più conveniente fare questo per un governo, piuttosto che fare l’opposto: industriali e imprenditori ricevono con piacere riforme di questo tipo e, se i sindacati sono, diciamo, poco combattivi (per usare un eufemismo) riforme che abbassano il costo del lavoro passano lisce come l’olio o quasi. Quello che si “rinfaccia” agli alamanni non è tanto di non aver fatto riforme per “alzarlo” il costo, ma aver fatto apposta riforme per mantenerlo basso, cioè per operare e modulare proprio quella libera contrattazione (tanto cara al professor Z. ) che avrebbe voluto un salario reale più alto, commisurato agli aumenti di produttività. D’altra parte, anche in Italia abbiamo avuto un proliferare di contratti e contrattini di lavoro che hanno prodotto precarietà e lavoratori sottopagati, invece di flessibilità. Ma forse chi ha una cattedra di economia non incontra mai, ad esempio, giovani architetti che si vedono offrire a volte anche meno di 500 euro al mese – meno di una badante – per lavorare in uno studio.
Che dire poi quando per caso leggo che lo stesso Zanella, in un altro commento, scrive:
A me pare sbagliato anche questo: Se A non precede B, non può averlo causato
..non posso trattenermi. Se arriviamo a mettere in discussione che le circostanze causali (di qualunque tipo) precedano gli effetti in un modello causale di realtà (che a me personalmente non piace, ma tant’è), che cavolo lo usiamo a fare? Dovremmo piuttosto mettere in discussione le circostanze causali che hanno portato una persona che afferma queste cose ad una cattedra di economia. Ma lasciamo stare, che sennò poi anche questo diventa un argomento per lamentarsi del fatto che in Italia non c’è meritocrazia.
Non mi aspetto che quanto ho scritto, anche in modo provocatorio, possa essere la “pistola fumante” che mette fine a qualunque discussione. Questa illusione di poter dimostrare inequivocabilmente le proprie idee o di “inchiodare” l’interlocutore la lascio a chi, come il professor Z., ha tanto desiderio di avere fra le mani pistole fumanti che pubblica a volte grafici senza controllarli. Non esistono argomentazioni “definitive”, come ci insegna chi di queste cose si occupa, però neanche significa che si possano mettere sullo stesso livello argomentazioni razionali e corbellerie ideologiche, così si finisce per non dialogare affatto.
* N.B. “popoli”, non “nazioni”: cioè io mi devo integrare col tedesco e col francese, ma Francia, Germania e Italia possono farsi le scarpe. Perchè tanto sono nazioni, non imprese, e nulla possono fare le nazioni sul mercato del lavoro. E se possono, non vogliono. Le nazioni sono un po’ come Chuck Norris, intoccabili.
Come postilla, una testimonianza diretta delle “magnifiche sorti e regressive” delle riforme Hartz (per gentile concessione di Daniela Lubreto, tramite Facebook):
Micromega parla di disinformazione relativa alla Germania, facendo a sua volta la vera disinformazione
da Daniela GoVegan Lubreto (Note) il Lunedì 31 dicembre 2012 alle ore 2.27
Mi riferisco a questo articolo: http://temi.repubblica.it/micromega-online/mini-job-welfare-tedesco-e-disinformazione-italiana/#.UODrLtZV86M.facebook
Ed occorre urgentemente spiegare agli italiani come stanno le cose, perchè la vera dinsinformazione in questo caso l’ha fatta chi ha scritto un articolo additando di disinformazione altri, laddove chi accusa non si è doverosamente informato. Che razza di giornalismo è questo?
Andiamo per gradi. In Germania esistono una marea di Minijob. Un Minijob è una formula lavorativa che permette al datore di lavoro di non pagare tasse, nè contributi. Per essere definito per legge Minijob, non si devono superare le venti ore lavorative a settimana ed i 400 euro di reddito mensile. Mentre per le ore, si può facilmente capire che le venti ore possono restare spesso sulla carta solo venti, per quanto attiene il tetto dei 400 euro, questo rimane tale.
Perchè? perchè una volta superato questo tetto, il datore di lavoro deve versare tasse e contributi, anche se il lavoratore se la cava ancora con delle buone condizioni.
Questo significa, che non è vero che molti lavoratori fanno un Minijob come secondo lavoro. Sui depliant dell’agenzia di lavoro tedesca, è spiegato abbastanza chiaramente che se fai due Minijob che ti portano a superare il tetto delle venti ore o dei 400 euro, automaticamente non si tratta più di Minijob ma di lavori normali tassati in tutto e per tutto. Dunque la tesi dell’articolo, per cui molti lavoratori prendano Minijob per arrotondare è infondata, in quanto Minijob è un tipo di contratto ben determinato con regole appena evidenziate su!
Per quanto attiene invece le persone che godono di sussidio sociale c’è da dire questo.
In Germania non esiste la mobilità, almeno di questi tempi. Esistono vari tipi di contratto ed il famoso contratto a tempo indeterminato, che non ha per nulla la stessa valenza che in Italia. Da quando vivo qui, ho visto e sentito continuamente di persone con tale tipo di contratto venire licenziata anche dopo anni di lavoro ed io stessa ne ho fatta esperienza diretta, oltre che anche il mio ex compagno.
Si assume e si licenzia facilmente. Quando si è licenziati, si ha diritto – sempre che si sia lavorati almeno per 12 mesi di seguito, al sussidio di disoccupazione, calcolato in base ai contributi versati. Per molte persone tale sussidio è persino al di sotto di quello che è il sussidio sociale.
Finito il periodo di tempo in cui spetta la disoccupazione, se non si è riusciti a rientrare nel mercato del lavoro, si può ottenere – molto spesso a discrezione – il sussidio sociale. Questo sussidio sociale consta di affitto pagato, sempre se rientra entro determinati canoni di “affitto giustificato”, spese di riscaldamento e poco più di 300 euro al mese per il vitto. L’affitto giustificato, significa che lo Stato ti da quello che ritiene sia giustificabile per vivere. Quindi se per caso ti ritrovi in una situazione del piffero dopo che hai affittato per 1000 euro al mese un appartamentino familiare in una zona normale, lo stato te ne può riconoscere la metà perchè ritiene che per una famigliola si possa abitare anche in un quartiere un po’ più proletario e più piccolo. Solo che tu abiti lì e quelli sono i prezzi di mercato e non è che ti puoi trasferire di punto in bianco.
Sia che sei in disoccupazione o che sei in regime di sussidio sociale, vieni invitato dal collocamento a prendere un lavoro. Ora se sei in disoccupazione c’è una certa tolleranza, ma se sei in sociale la tolleranza si annichilisce e mi è stato raccontato da varie persone che si è quasi costretti ad accettare quello che si trova. Tuttavia poco male, che si riesce sempre a trovare quello che è più coerente con la propria formazione, tanto di datori di lavoro assetati di Minijobber ce n’è sempre!
Chi prende il sussidio sociale e fa un Minijob, non riceve affatto sussidio e stipendio da minijobber! Basta anche qui leggere su un qualsiasi deplianti a riguardo del collocamento tedesco, per leggere chiaramente che quello che si guadagna da Minijobber viene decurtato da questi famosi 300 euro e passa di sussidio per il vitto! Se invece sei in sistema di disoccupazione, viene decurtato dal sussidio di disoccupazione.
Allora uno pensa: cerchi di lavorare di più. Qui viene il bello.
Se cerchi di lavorare di più, vuoi presso il tuo originario datore di lavoro di Minijobber, vuoi presso un altro, automaticamente per legge non sei più Minijobber ed i tuoi datori di lavoro devono pagare queste famose tasse e contributi che si volevano risparmiare assumendo in formula Minijob. Dunque di conseguenza una persona è letteralmente costretta a tenersi un solo minijob o più Minijob purchè non si superi in totale un reddito di 400 euro al mese. Basta che guadagni 401 euro al mese e per lo Stato tedesco sei un lavoratore ordinario a tempo pieno e perdi diritto a qualsiasi sussidio, vuoi di disoccupazione vuoi sociale, dunque in questo secondo caso anche il contributo affitto e riscaldamento.
Dulcis infundo una piccola nota sugli stipendi tedeschi: non è affatto vero che gli stipendi qui siano più alti. In Italia i giornalisti confondono spesso il lordo con il netto e dimenticano anche una cosa importante. Per i redditi bassi, ovvero per chi percepisce un lordo inferiore ai 40 mila euro l’anno, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione, le tasse in Germania sono più alte che in Italia. Persino in Italia dove i più ricchi non sono proporzionalmente tassati troppo in più rispetto ai più poveri, i più poveri sono tassati meno dei più poveri in Germania. Basta fare un paragone sui numerosi calcoli di stipendio netto-lordo tedeschi ed italiani e si ha la conferma. Un esempio?
30 mila euro di stipendio lordo annuale in Abruzzo, significano più di 1700 euro netti in tasca del lavoratore ogni mese (http://www.calcolostipendionetto.it/)
30 mila euro di stipendio lordo annuale nel Land Amburgo si traducono in un netto mensile per il lavoratore di appena 1280 Euro!!! (http://www.nettolohn.de/)
E’ ora di finire con mille fandonie che fanno credere al sistema Germania come un sistema funzionale, laddove la gente comune è ridotta ad uno stato miserabile, mentre ad arricchirsi sono i soliti noti!
Ho ascoltato attentamente in diverse occasioni Alberto Bagnai ed ha una conoscenza del sistema tedesco, che sinora mi è sembrata l’unica veramente aderente alla realtà dei fatti, detta da uno che vive in Italia. Per noi che viviamo in Germania da tempo, le cose sono oramai note da tempo ed ogni volta a sentire questa beatificazione ingiusta del sistema Germania, ci fa venire l’orticaria!
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