EPIC FAIL su “Science” : un errore da dilettanti

casualitàRecentemente è stato pubblicato sulla rinomata rivista Science un articolo scientifico sul cancro che ha generato un certo dibattito. Ne ho letto per caso una sintesi su Wired. Come mai è un tema caldo?

Gli autori della ricerca (C. Tomasetti e B. Vogelstein – quest’ultimo soprattutto molto noto) sostengono che la maggior parte dei casi di cancro è determinata da errori casuali nella replicazione cellulare, ossia hanno poca influenza i fattori ambientali ed ereditari. Caspita, una bomba, detta così! Ma la loro ricerca dice davvero questo? Andiamo a vedere i fatti:

I tessuti del corpo umano si rinnovano con una certa frequenza, attraverso un pool di cellule staminali che, dividendosi e poi differenziandosi, danno origine a nuovi elementi del tessuto (fanno il turnover). Tomasetti e Volgenstein (T & V) hanno individuato una forte correlazione tra il tasso di turnover tessuto-specifico e il rischio di cancro statisticamente rilevato (negli USA) a carico di quel tessuto. Ossia: più le cellule di un tessuto vanno incontro a replicazione, più è “facile” che in quel tessuto si verifichi una proliferazione tumorale.

Inoltre, gli stessi autori hanno verificato che per alcuni tessuti il rischio di cancro era significativamente superiore rispetto al turnover cellulare: in questi casi spesso si possono individuare dei fattori ambientali o ereditari che agiscono come cancerigeni specifici: ad esempio il vizio del fumo influisce significativamente sul rischio di cancro ai polmoni ma non su altri tessuti presi in considerazione.

Fin qui tutto ok.

Ma come è possibile che da questi dati sperimentali gli autori (e chi li segue) arrivino a dire che la CAUSA dei 2/3 dei tumori è prevalentemente SPIEGATA da errori casuali nel tasso di replicazione cellulare? Una correlazione NON E’ una causalità, perdio! Questo lo sa qualunque dottorando e, sperabilmente, qualunque laureando in materie scientifiche!

Leggiamo insieme cosa dicono gli autori:

“We show here that the stochastic effects of DNA replication can be numerically estimated and distinguished from external environmental factors. Moreover, we show that these stochastic influences are in fact the major contributors to cancer overall, often more important than either hereditary or external environmental factors.”

“A linear correlation equal to 0.804 suggests that 65% of the differences in cancer risk among different tissues can be explained by the total number of stem cell divisions in those tissues.”

“The incorporation of a replicative component as a third, quantitative determinant of cancer risk forces rethinking of our notions of cancer causation. The contribution of the classic determinants (external environment and heredity) to R-tumors is minimal” (R-tumors sarebbero i tumori dovuti ai soli errori di replicazione, secondo loro)

Notate il salto logico deduttivo:

1- Sappiamo che nella replicazione cellulare si possono determinare errori, e possiamo quantificare questi errori

2- Questi errori POSSONO essere indipendenti da fattori esterni di disturbo, ossia si possono generare casualmente. (Occhio: non “sono indipendenti”, ma “possono esserlo” !)

3- Maggiore è il tasso di replicazione, maggiore è il rischio di cancro per un tessuto

QUINDI

4- Sono gli errori casuali, intrinseci al processo di replicazione, che DETERMINANO con maggiore probabilità il cancro in quel tessuto

Vi torna?

correlazione aereoNO! ASSOLUTAMENTE NO! Il fatto che vi siano degli errori casuali intrinseci al processo di replicazione non implica che quegli stessi errori non siano anche influenzabili da fattori esterni!

Quanti passaggi salta questo ragionamento fallace che fanno gli autori ? Immaginiamo che, come solitamente si ritiene, una cellula tumorale nasca a causa di una mutazione di una cellula sana. Seguendo l’interessante ritrovamento di T & V (perchè è in effetti interessante), questa mutazione avverrà molto probabilmente a seguito di un errore di replicazione cellulare, ossia:

errore di replicazione ->  si origina una cellula possibilmente tumorale -> si sviluppa effettivamente un tumore -> il tumore entra nelle “statistiche” mediche

Nessuno di questi passaggi è “scontato”: avremo tanti errori che non danno origine a cellule possibilmente dannose, tante cellule tumorali che non daranno origine a un tumore, tanti tumori che non vengono diagnosticati (ed è possibile che alcuni passino più inosservati di altri).

In questi passaggi possiamo benissimo immaginare fattori esterni che influenzino il percorso verso la formazione di un tumore, ossia fattori che facciano fare “più errori” durante la replicazione, o che facciano fare errori “più inclini a dare esito tumorale”.

Questi fattori che influenzano la replicazione cambierebbero la forte correlazione trovata dagli autori? NO se sono fattori a-specifici, ossia fattori che impattano su tutti (o molti) tessuti allo stesso modo! Esempi:

– Un patogeno a cui siamo esposti e che attacca ASPECIFICAMENTE le cellule durante la loro replicazione (più le cellule si replicano, più il patogeno ha opportunità di attaccarle e trasformarle in tumorali)

– Un fattore ambientale cancerogeno ASPECIFICO, ad esempio un vecchio rifiuto nucleare radioattivo: chi si trova nei pressi è maggiormente investito da quella radioattività, e le sue cellule (tutte), durante la replicazione, ne vengono influenzate.*

Allora, fermo restando che quel patogeno o quel rifiuto radioattivo non cambiano assolutamente nulla nella correlazione tra tasso di replicazione cellulare e rischio di cancro, vi sembra che si possa dire a chi è esposto al patogeno o alle radiazioni che se gli viene il cancro è per pura casualità? Chi è che gioca “a major role” nella genesi del cancro, il fattore che influenza la replicazione cellulare o il “bad luck”?

T&V fanno finta che queste eventualità semplicemente non esistano: per loro esistono “solo” gli errori genuinamente casuali o comunque sono solo quelli (e/o i fattori specifici) che danno origine al tumore!

Molti hanno rilevato incongruenze nello studio di T&V, ad esempio l’ IARC , Silent Spring , ecc. , però mi pare che il livello del dialogo sia su un contrasto di tipo fattuale, ossia: vediamo che ci sono fattori (come la radioattività, l’esposizione al sole) che non sono intrinseci, inevitabili o casuali, ma che aumentano il rischio di tumore nelle popolazioni o individui esposti ad essi, come fanno a dire T&V che sono ininfluenti?

Il problema non è lì. Prima ancora di una confutazione fattuale, qui c’è un problema logico-deduttivo: LA CORRELAZIONE NON E’ CAUSALITA’. E se i referee di Science non se ne sono accorti, se i commentatori scientifici che ne parlano non se ne sono accorti, siamo messi male. Un ragionamento deve avere prima di tutto coerenza interna.

Detto ciò, lo studio in sè è interessante, il problema sono le conclusioni che se ne traggono. Secondo me l’importanza che riveste l’analisi fatta da T&V risiede nel fatto che risulterebbero evidenti due cose:

1- il momento chiave in cui si origina un tumore risiede nella replicazione cellulare

2- ci possono essere molti cancerogeni che agiscono in maniera aspecifica, ossia modificando la tendenza di tutti o molti tessuti a sviluppare cellule tumorali durante il turnover

Insomma, sarebbe bastato “volare un po’ più basso” e lo studio, pur rimanendo interessante e valido, sarebbe stato più ragionevole. Ma la sensazione che mi resta è che alcuni ricercatori di fronte ad una correlazione forte si sentano come il bambino che ha trovato le caramelle e perdano qualunque sensatezza, così può capitare che i dati dicano una cosa, e le interpretazioni un’altra (qui un altro esempio famoso).

*E’ bene tener presente peraltro che le cellule che hanno un turnover maggiore, banalmente, sono proprio quelle più esposte a stress esterni ! Es. la cute, o l’apparato digerente, le cellule del sistema immunitario..

correlazione autismo


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4 risposte a “EPIC FAIL su “Science” : un errore da dilettanti”

  1. Avatar Aristarco
    Aristarco

    La falla nel tuo ragionamento è data dal fatto che non esiste (o almeno non ne conosco) né un patogeno né un fattore ambientale (ad es.: vecchio rifiuto nucleare radioattivo) in grado di attaccare aspecificatamente tutte le cellule IN MODO UNIFORME E OMOGENEO (e sottolineo “IN MODO UNIFORME E OMOGENEO”).

    Gran parte dei cancerogeni (se non tutti, soprattutto se di tipo diretto) sono – in linea di principio – in grado di determinare una trasformazione maligna in (quasi) ogni tipo di cellula.

    Quindi, sostengo – in prima approssimazione – ciò che stai affermando, e cioè l’esistenza di agenti cancerogeni ASPECIFICI.

    Si concorda, quindi, su questo aspetto 🙂

    Aggiungo alcuni esempi.

    Ad esempio, vi sono dati epidemiologici che dimostrano una relazione fra fumo di sigaretta e una grande varietà di tumori, e non solo cancro polmonare.

    Il fumo di sigaretta non facilita l’insorgenza SOLO di cancro polmonare.

    Però, il polmone è l’elettivo organo bersaglio.

    Stesso discorso per l’amianto: l’amianto aumenta il rischio di tumori in vari organi, ma poi è la pleura l’elettivo organo bersaglio.

    Questi esempi, su cui ti invito a rivolgere la tua attenzione, sono paradigmatici di capacità oncologica aspecifica, ma … non esplicata in modo uniforme e omogeneo.

    Mi sembra infatti di poter sostenere che tendenzialmente tutti i cancerogeni si comportino come fumo e amianto, e cioè sono agenti oncogeni che possono in linea di principio attaccare in modo aspecifico ogni popolazione cellulare, ma, in realtà, dimostrano di esprimere, alla prova dei fatti, un effetto oncologico non distribuito IN MODO UNIFORME E OMOGENEO. E non mi sembra neppure biologicamente plausibile un patogeno oncologico (ad es.: un virus) o un fattore ambientale oncologico che “depositi” la stessa identica quantità di cancerogenicità su tutte le cellule in modo uniforme ed omogeneo.

    Cordialità

    1. Avatar Claudio Cardone
      Claudio Cardone

      Ciao Aristarco e innanzitutto grazie per il commento utile e argomentato.

      Premetto che non sono un gran fan del modello causale (come ho scritto altrove) e dell’approccio epistemologico mainstream, però nel post e in questa risposta che ti dò, facciamo “finta” che “estremismi” alla Feyerabend non esistano.

      Riguardo alle tue argomentazioni, ti replico sotto 2 prospettive:

      1) prospettiva epistemologica: Aristarco, a cosa serve la scienza? A scoprire cose nuove, forse mi dirai, a dare una interpretazione alla realtà. Allora, il tuo ragionamento suppone che nello studio di T&V noi attribuiamo la causalità al caso (sic!), agli errori casuali di replicazione, perchè siamo CERTI che tutti gli altri agenti non agiscano in modo omogeneo, perchè siamo CERTI che gli eventuali overlap tra fattori aspecifici ma non perfettamente omogenei non influiscano sui nostri calcoli? In pratica partiamo dal presupposto di sapere già qual è l’importanza, il ruolo e la distribuzione di tutti i possibili cancerogeni (noti e ignoti, peraltro!)

      E’ questo un approccio scientifico al problema? Ripeto, gli autori hanno trovato una relazione di CORRELAZIONE, non di CAUSALITA’. E’ questo il problema principale. Se vogliamo parlare di “causa principale” (in una circostanza causale) dobbiamo escludere il ruolo che altri fattori possono avere. Gli autori l’hanno fatto? NO, hanno escluso fattori specifici di interferenza, e basta. Tutto il resto si POSTULA che non esista o che non influenzi i calcoli.

      Stessa cosa otteniamo se ragioniamo per assurdo. Tu stesso dici “non esiste (o almeno non conosco)”: se conoscessimo bene come si genera il cancro e il ruolo di tutti i fattori coinvolti, avremmo forse bisogno della correlazione di T&V?

      2) prospettiva statistica: uniforme e omogeneo non vuol dire che lo stesso fattore, una volta entrato, abbia una distribuzione uniforme! Aristarco, non stiamo parlando di 1 individuo, ma di POPOLAZIONI (di essere umani)! Vuol dire che un patogeno NELLA POPOLAZIONE potrebbe determinare un aumento di rischio uniforme oppure ampiamente distribuito, ad esempio. Vuol dire, ad esempio, che la radioattività colpisce 100 individui alla testa, 10 ai reni, 50 al midollo, ecc. e questo effetto “distribuito”, CONDIZIONATO dal tasso di turnover specifico del tessuto, genera un rischio di cancro che magari rientra nella correlazione (e ricorda inoltre che hanno usato solo statistiche USA !). Per non parlare poi di effetti embricati, che suppongo siano la “quotidianità” nel cancro: un fumatore che mangia pesticidi, dolcifica con aspartame e vive a Taranto… per dire!

      Si può escludere un effetto statistico? Bene, dimostrarlo. Ma se leggi T&V sembra che il problema non se lo siano proprio posti, il loro tema è: c’è una correlazione forte, wow, questa è la causa.

  2. Avatar Max
    Max

    il fattore aspecifico che aumenta la percentuale di sviluppo in relazione alla quantita di replicazione è comunque correlato alla quantita e alla qualità del campione rappresentativo. La domanda è, il campione di tutta la popolazione USA (perche dall’articolo sembra sia su tutta la popolazione USA) è un capione statisticamente rappresentativo?
    Abbiamo esempi anche recenti di scelta errata del campione rappresentativo per esempio, nelle ultime tornate elettorali nazionali, in cui gli exitpool hanno detto esattamente in contrario del risultato finale con, trallatro, grande imbarazzo della società che aveva effettuato le misurazioni. Voglio Dire, sarebbe interessante sezionare lo studio per aree geografiche (magari dividendole per temperatura, umidita, percentuale di smog, ecc) e verificare come siano i risultati. oppure ripetere lo studio su una popolazione (per esempio la cina) con abitudini e condizioni completamente diverse dagli USA. a quel punto il raggionamento sul fattore aspecifico potrebbe prendere forma piu concretamente. Se i risultati fossero diversi (parlo di percentuali con un margine di errore significativo, il quale per essere determinato bisognerebbe avere i dati in mano) si potrebbe ipotizzare la presenza del fattore e investigare ulteriormente cercando di isolarlo incrociando i risultati. Se fossero identici si potrebbe ipotizzare o che non ci sia o che c’è ed è uguale per tutti, in ogni caso probabilmente non si potrebbe eliminare perche sarebbe connaturato al nostro habitat.

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