Altro esempio di come il restringimento dei termini del dibattito renda gli interlocutori viziati -> Fassina risponde a Varoufakis che inquadra ideologicamente come nazionalismo le proposte di uscita da UE
La scelta di etichettare con un -ismo la difesa di un interesse nazionale avviene in un contesto in cui dall’altra parte non si riconosce alcun “esterofilismo”. Questo riduce lo spazio del dibattito a una semiretta: da un lato il limite inferiore, quello del nazionalismo, è fissato arbitrariamente ad un livello scelto a seconda dell’umore politico. Dall’altro non è definito alcun limite superiore, come dimostra il fatto che non esiste neanche una etichetta dialettica per rappresentarlo
In altri termini, questa è una variante di quello che spiega egregiamente ilpedante.org qui a proposito dei moderati, ossia il controllo implicito delle opinioni in tre step:
1- si esalta il valore della moderazione (stigmatizzando al contempo l’estremismo.. anche qui c’è la semiretta)
2- si definiscono i termini del dibattito, per cui basta individuare come “estreme” delle posizioni non gradite
3- il “moderato” parcheggia placidamente la sua opinione nel medio di quegli estremi
Il manico del coltello, quindi, è dalla parte di chi stabilisce i termini del dibattito, e questo in parte è ottenuto anche con la scelta delle parole che si usano e che non si usano, quelle che “esistono” e quelle che è meglio non coniare.
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