Filosofia della Scienza: ecco una carrellata molto ben raccontata (in spagnolo) su Popper, Kuhn, Lakatos e Feyerabend 🙂
I punti sottolineati dal relatore, in breve:
Popper:
1) La metafisica può avere senso “nonostante” la scienza
2) La scienza trae origine da assunti metafisici (impliciti?): es. l’idea che il mondo in generale sia descrivibile matematicamente/geometricamente è una credenza metafisica, non dimostrabile, alla base della maggior parte delle ipotesi scientifiche
3) Le ipotesi scientifiche sono “provvisorie”, aperte ad essere “falsificate” da eventuali esperimenti che contraddicano la ipotesi, o perlomeno un qualche elemento racchiuso in essa, per cui anche se non si può scartare l’ipotesi in toto, c’è un avanzamento rispetto a un qualche elemento che è stato falsificato.
4) Le “osservazioni”, i “fatti” non sono separabili dalla teoria. Un dato empirico è “circondato” dalla sua interpretazione, ossia necessitiamo di una teoria scientifica che permette di leggere quel dato, che dà significato a quel dato, ed è preesistente all’osservazione (theory-laden observation)
Kuhn:
1) La razionalità non è algoritmica: la scienza non procede in modo algoritmico, ma con periodi di affermazione di un paradigma (scientifico) finchè non si fa avanti, in un momento di crisi, un paradigma alternativo.
2) Gli scienziati si “afferrano” al proprio “nucleo centrale di pensiero” e non usano la falsificazione come dice Popper, anzi cercano conferme della propria visione.
3) Quindi non c’è un metodo scientifico progressivo, ma dei momenti di crisi (a causa dell’afferramento a un paradigma che mostra dei limiti) in cui si ricomincia a mettere in discussione i fondamenti, finchè non viene fuori un paradigma alternativo, in modo apparentemente “casuale”.
4) Quindi ogni paradigma scientifico va contestualizzato nel suo periodo storico, non è “definitivo”: non c’è un metodo scientifico “universale”, conservato, ma è relativo al contesto umano, storico. (i paradigmi sono “incommensurabili” ossia non confrontabili, ma relativi)
Lakatos:
1) E’ vero che gli scienziati non falsificano teorie precedenti (Kuhn dimostrava che il processo di falsificazione in sè non è possibile)
2) Ma quando una teoria scientifica mostra delle crepe, nel tentativo di mantenerla in vita vengono create delle ipotesi “ad hoc”, tramite le quali si fanno previsioni puntuali sul futuro (es. il passaggio della cometa di Halley per giustificare delle anomalie secondo il modello newtoniano)
3) Queste ipotesi ad hoc sì che sono falsificabili, perchè se portano o no a delle previsioni accertate corroborano o intaccano la teoria di partenza.
Feyerabend:
1) Se la falsificazione delle ipotesi ad hoc si basa sul futuro, allora nulla si può dire sul presente: una teoria può essere “vincente” nel presente ma essere falsificata nel futuro. Viceversa, una teoria può essere screditata nel presente ed essere corroborata nel futuro.
2) Analogamente, se una teoria (“scientifica” o meno) mostra delle crepe o delle anomalie, si può sempre salvare “ad hoc” con delle ipotesi che si formulano con previsioni nel futuro, quindi nel presente come si distingue tra ciò che è scienza e ciò che non lo è? Qual è il metodo?
3) Non c’è un metodo ma una capacità di creazione di ipotesi, spesso contraddittorie con ciò che si crede nel presente, che poi possono risultare “vincenti” oppure essere scartate. *
Riassunto:
1 – la scienza dipende da concezioni metafisiche (filosofiche) preesistenti.
2 – il metodo ipotetico-deduttivo non permette nè falsare con esattezza, nè corroborare con esattezza. Le ipotesi non smettono mai di essere fallibili
3 – i “dati” scientifici dipendono dal paradigma che si usa per interpretarli
4 – la scienza consiste nel correre il rischio che il proprio programma di ricerca sia progressivo (ossia che abbia successo, che rappresenti un progresso) o regressivo
5 – il progresso della scienza dipende dalla creatività degli scienziati (non dalla loro perizia nell’applicare un metodo). Il ragionamento filosofico consente di stimolare la creatività in chi si occupa di scienza (…”il caso aiuta le menti preparate”)
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Aggiunte personali… (domande da relativista):
– Spesso si fa riferimento a queste diatribe filosofiche su un livello “quantitativo”, ossia su quanto, nel ragionamento scientifico, influisce il dato empirico rispetto al contesto umano, storico e ideologico, in cui quel dato è inserito e “informato”, ossia riempito di significato. In effetti, il percorso epistemologico descritto qui sopra tende sempre più ad avvicinare la scienza alla dimensione di espressione culturale umana. Ma a livello qualitativo, invece, cosa possiamo dire? Se i modelli (i paradigmi scientifici) sono in ogni momento non confutabili e non verificabili, ha senso l’idea di un “progresso scientifico”?
– Eppure il progresso è “sotto i nostri occhi”. Curiamo malattie che prima non curavamo, usiamo tecnologie che prima neanche immaginavamo. Ma questo dipende dal metodo oppure dal fatto che abbiamo un paradigma che consideriamo forte e coerente e quindi ci permette di interpretare la realtà e di dare forma ad essa?
– La spiegazione scientifica di un evento “reale” è una spiegazione oppure una interpretazione? Ossia, per quale ragione una mela cade da un albero? Per la forza gravitazionale, per la curvatura dello spazio-tempo, per la volontà divina che questo accada? Queste non sono forse interpretazioni di un evento che accade, mentre resta ignoto il motivo per cui esso accade?
– Se non sappiamo il motivo per cui accade, possiamo dire che una teoria sia più veritiera di un’altra? Oppure ci basiamo SOLO sul fatto (psicologico ma non dimostrabile) che ci consenta di ottenere dei risultati, ossia delle previsioni su quanto accadrà?
– Se ci sono vari modelli interpretativi della realtà di cui non possiamo dire quale sia “il più veritiero” (come dice anche S. Hawkins), cos’è la realtà?
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Chiedo venia a eventuali filosofi che passino su questa pagina: non ho una formazione accademica in filosofia e posso aver riportato in modo improprio alcuni concetti. Oltretutto ho sintetizzato i contenuti del video, non i contenuti delle opere dei filosofi citati, quindi sicuramente mancano dei nessi importanti, delle argomentazioni ecc. Se avete voglia lasciate un commento
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* Secondo Feyerabend un metodo scientifico che permetta di ricavare le teorie dai fatti non può esistere per diverse ragioni. In primo luogo perché i fatti non sono separabili dalle teorie ma sono inestricabilmente legati a esse; in secondo luogo perché le teorie possono essere giustificate soltanto in riferimento ad altre teorie, e quindi in modo intrinsecamente non obiettivo. Ma soprattutto, è impossibile definire un metodo scientifico inteso come un insieme di regole generali, perché nella storia della scienza qualsiasi regola metodologica è stata violata prima o poi.
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