Lo so, questo titolo è un po’ per fare scena 😀
Con l’idea dell’uomo pipistrello, in realtà, volevo riferirmi ai vari esperimenti sull’ecolocalizzazione umana. Diversi ciechi usano il metodo dell’eco-localizzazione per distinguere le distanze e la forma degli oggetti sulla base del ritorno eco delle onde sonore prodotte da “click” effettuati con la lingua sotto il palato.
Una cosa interessante è che non sono richieste particolari abilità per imparare a eco-localizzare: basterebbero 2 ore al giorno di allenamento per un paio di settimane per cominciare a poter dire se c’è o meno un’oggetto di fronte a noi, e un altro paio di settimane per essere in grado di distinguere tra degli alberi e un pavimento. Queste le parole di Juan Antonio Martínez, un ricercatore che con il suo team ha studiato il fenomeno. Questo l’articolo in questione su ScienceDaily: http://www.sciencedaily.com/releases/2009/06/090630075445.htm
La news più recente è che è stato visto che i ciechi che usano l’ecolocalizzazione per riconoscere l’ambiente circostante, lo fanno attivando le loro aree visive, ossia c’è una conversione del segnale uditivo in vere e proprie elaborazioni visive, o perlomeno è quella la parte di corteccia che va ad elaborare le informazioni che provengono dall’eco. Qui l’articolo: http://www.sciencedaily.com/releases/2011/05/110525181420.htm
Claudio
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