identità google+

A Google le gusta Google+, le gusta tu

identità google+

Pochi mesi fa scrivevo delle intenzioni di Google di monopolizzare il mercato dei dati personali, spingendo sul suo “figlioletto” Google+.

Arriva in questi giorni un’altra conferma di come Google stia – a mio parere – giocando un sporco per ottenere quello che vuole: Google vuole le nostre identità, vuole le nostre facce e i nostri dati reali, con la giustificazione che un risultato “attendibile” per le SERP è un risultato di un autore “verificato”. Altro che “content is the king”, stiamo andando verso “author is the prince” (perchè il re è Google, non so se è chiaro).

Chi ve lo conferma? Eric Schmidt, ex CEO di Google e ora Executive chairman, che dice:

Within search results, information tied to verified online profiles will be ranked higher than content without such verification, which will result in most users naturally clicking on the top (verified) results. The true cost of remaining anonymous, then, might be irrelevance.

Chiaro? Ora, è evidente che l’autorevolezza di una persona incide sulla valutazione che possiamo avere rispetto a quello che dice o che scrive, ma applicare questo principio al web significa in qualche modo costringere gli autori di contenuti a rilasciare i propri dati, perchè altrimenti non potranno mai aspirare al “top”. Non so a voi, ma a me questo un po’ di fastidio me lo da. Non solo, ma che strumento mai userà Google per verificare l’identità degli autori? Google +, no?

E poi leggo in giro gente che dice: eh vabbè, Scmhidt parla di verificare le identità, non di favorire chi è iscritto a Google+… Se se, e la fatina turchese ti porta i dentini di notte.

 

Claudio


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